Quando un dipendente si assenta dal lavoro senza giustificazione e senza comunicarti le sue intenzioni puoi ipotizzare che abbia rinunciato al rapporto di lavoro. In questo caso si parla di dimissioni per assenza ingiustificata o dimissioni tacite.

Si tratta di una forma di recesso unilaterale del contratto di lavoro da parte del dipendente che non richiede una manifestazione esplicita della sua volontà, ma si desume dal suo comportamento omissivo.

Tuttavia, le dimissioni per assenza ingiustificata non sono automatiche e scontate. Perché siano valide e legittime, devono verificarsi alcune condizioni:

  • L’assenza deve essere ingiustificata, cioè non motivata da cause legittime (malattia, infortunio, permessi) o autorizzata dal datore di lavoro.
  • L’assenza deve essere prolungata e continuativa, cioè superiore a un certo periodo di tempo stabilito dalla legge o dal contratto collettivo. In genere si considera un’assenza prolungata quella superiore a 10 giorni lavorativi consecutivi.
  • L’assenza deve essere volontaria e consapevole, cioè il dipendente deve essere a conoscenza dei suoi obblighi contrattuali e delle conseguenze del suo comportamento. Non si può parlare di dimissioni tacite se il dipendente è impossibilitato a comunicare la sua assenza per cause di forza maggiore.
  • L’assenza deve essere un completo abbandono del posto di lavoro, cioè il dipendente deve manifestare la sua intenzione di non riprendere il rapporto di lavoro. Non si può parlare di dimissioni tacite se il dipendente ha solo trascurato o ritardato la comunicazione della sua assenza o se ha manifestato la sua disponibilità a rientrare.

Queste condizioni derivano dalla sentenza n. 20 del 27/05/2022 del Tribunale di Udine, che ha confermato l’orientamento già espresso dallo stesso Tribunale con la sentenza n. 106 del 30/09/2020.

In sostanza, il Tribunale ha ritenuto che l’assenza ingiustificata prolungata e continuativa di un dipendente, accompagnata dalla manifesta volontà di essere licenziato per poter beneficiare della Naspi, costituisce una forma di dimissioni per fatti concludenti, con conseguente risoluzione automatica del rapporto di lavoro.

Per evitare controversie e contenziosi viene consigliato al datore di lavoro di inviare al dipendente una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno in cui gli chiedi di chiarire la sua situazione lavorativa entro un termine stabilito ad esempio di 5 giorni.

Se il dipendente non risponde o conferma la sua volontà di recedere dal contratto puoi considerare le sue dimissioni tacite e comunicargliele con una seconda lettera raccomandata con ricevuta di ritorno.